Tecnologia

Industria 4.0: tecnologia, dati e competenze per le imprese del futuro

La quarta rivoluzione industriale, favorita dall’integrazione fra tecnologie tradizionali ed emergenti, scriverà gli equilibri competitivi di interi settori. Una nuova era che non riguarda solo la manifattura e che obbliga aziende, istituzioni, associazioni e scuola a fare squadra
 
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La quarta rivoluzione industriale rappresenta probabilmente il capitolo più avvincente scritto finora dall’economia digitale. L’integrazione di tecnologia e dati all’interno dei processi produttivi tradizionali sta infatti spostando in modo prepotente gli equilibri competitivi di interi mercati e aprendo prospettive di crescita impensabili fino a qualche anno fa. Anche in Italia, soprattutto con l’avvento del Piano di Governo Industria 4.0, le imprese stanno approcciando questo nuovo paradigma cercando di capire come sfruttare al meglio tecnologie emergenti come l’Internet of Things, la robotica avanzata e l’intelligenza artificiale.
Una sfida che non ammette temporeggiamenti essendo questa una rivoluzione connotata da una rapidità di penetrazione e sviluppo maggiore delle precedenti. Motivo per cui tutti gli attori in gioco, dalle grandi alle piccole aziende, passando per istituzioni, associazioni e scuola, devono necessariamente fare sistema onde evitare di perdere un’occasione irripetibile. Non si tratta semplicemente di favorire la crescita economica di un tessuto imprenditoriale, ma di gettare le basi per un futuro sostenibile nel lungo termine dal punto di vista economico e anche sociale, vista la delicatezza e l’importanza del tema occupazionale. Il governo, e in particolare il tandem Mise-Mef, hanno acceso la miccia prevedendo sgravi fiscali importanti a chi scommette e investe sulla nuova veste 4.0 dell’industria. Ora tocca alle aziende fare la propria parte.
 
All’interno di questo contesto un ruolo di rilievo spetta, specialmente nella fase di avvio dei progetti di trasformazione digitale, alle grandi aziende che possono vantare un portafoglio tecnologico e un know how in grado di supportare il panorama imprenditoriale italiano favorendo l’adozione di nuove tecnologie  anche attraverso una progettualità orientata al lungo periodo. Questo è, ad esempio, l’obiettivo che perseguono  Ibm e Cisco, già protagoniste degli ultimi decenni di evoluzioni tecnologiche a livello globale e ora decise ad accompagnare assieme le imprese del nostro Paese in una nuova era.
E hanno  deciso di farlo tramite un’alleanza strategica che, facendo leva sulle rispettive esperienze e competenze tra loro complementari,  si affianchi alle imprese nel percorso che porta le imprese manifatturiere ad avvicinare e integrare  sempre più la fabbrica, e i dati che da essa vengono rilevati, alle infrastrutture IT, dove possono essere analizzati e trasformati in valore per il business. Da un lato, l’aiuto di Cisco nella costruzione delle nuove infrastrutture di rete veloci, scalabili e flessibili. Dall’altro, il supporto di Ibm nella messa a regime di tecnologie all’avanguardia basate sul cognitive computing  e sul cloud, in grado di fare dei dati raccolti da tutti i sistemi connessi coinvolti nella catena di produzione un’arma di business intelligence.

A questa componente tecnologica predominante e fondamentale, le due compagnie stanno anche accompagnando una serie di importanti iniziative a livello nazionale che, coinvolgendo scuole, università e centri di ricerca, puntano a favorire la creazione di nuove competenze. Non basta infatti riempire le aziende di tecnologia per fare dell’industria 4.0 una realtà sistemica: si rischia di vivere una rivoluzione a metà. Della conoscenza diffusa e della comprensione dei meccanismi che regolano il funzionamento degli strumenti tecnologici, e più in generale del concetto di smart factory e delle sue implicazione, non si può fare a meno. Sotto questo punto di vista, l’Italia intesa come sistema Paese sconta dei ritardi storici che rendono la strada lunga a tortuosa da percorrere.

Non stupisce quindi che dopo aver incassato nel corso di quest’anno un aumento degli investimenti privati in macchinari e apparecchiature elettroniche, nonché una ritrovata fiducia di lungo periodo da parte degli imprenditori (favorita senz’altro anche da una congiuntura internazionale positiva), il governo abbia deciso di imprimere un’accelerazione alla componente della strategia nazionale legata alla formazione dei lavoratori del futuro. Una mossa necessaria anche alla luce della progressiva uscita del concetto di quarta rivoluzione industriale dai confini della manifattura. L’industria 4.0 non ha nemmeno avuto il tempo di ambientarsi che già si inizia a discutere della sua evoluzione: l’impresa 4.0. Una testimonianza evidente della portata immensa che il concetto di trasformazione digitale avrà anche in altri settori come l’agricoltura, i trasporti, il retail e l’agroalimentare. Uno scatto terminologico che forse basta da solo a spiegare quanto sia importante buttarsi in pista. E farlo prima che sia troppo tardi, cioè prima di ritrovarsi fuori dal mercato.